Eugenio Corti

Così Eugenio Corti andò alla Guerra incalzato dalla provvidenza

E ad impressionare è come la determinazione del Corti ventenne a scrivere si sia poi incarnata nell’uomo per tutta la sua vita. In un’intervista del 2009 ci diceva nella sua casa di Besana, acciaccato nel fisico ma ancora lucidissimo: «Mi trovavo nella valle della morte di Arbusov in mezzo ai cadaveri. E ho fatto un voto. Se mi fossi salvato avrei dedicato il resto della vita a mettere in pratica un versetto del Padre nostro: Venga il tuo regno. Insomma il voto di adoperarmi in difesa della bellezza e della verità. E quindi la verità per come ho potuto vederla ho cercato di scriverla». Voto adempiuto, a giudicare dai diari, anche prima di formularlo.

I diari

Quella preghiera di Eugenio Corti nel gelo della Russia

Dovetti adunarli di nuovo, parlare loro di nuovo: «Tante cose abbiamo superato insieme, non dovremo superare anche questa?». Nei nostri soldati il sentimento può moltissimo. E i vecchi, lamentandosi ad alta voce, tornavano a lavorare. Essi mi volevano bene. A volte, qualche vecchio soldato, vedendomi correre infaticabilmente da un luogo all’altro, si fermava appoggiato al piccone e rispettosamente mi diceva con semplici parole la sua ammirazione: «Se non fosse per voi, signor Tenente…». E i nuovi cominciarono a fare come i vecchi.