Eugenio Corti

Eugenio Corti, un pensiero e un linguaggio di cose

«Quella del Cavallo Rosso è una lingua – e prima un pensiero – di cose, mai però scontate, che spalancano il lettore al senso pieno della realtà», con questa prospettiva critica il card. Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano, ha aperto i lavori della quarta edizione del «Premio internazionale Eugenio Corti». Pubblichiamo di seguito la sua Prolusione incentrata sul grande romanzo di Eugenio Corti (foto) appena giunto alla 35a edizione.

Eugenio corti e Vanda di Marsciano

Eugenio Corti: il soldato, l’industriale, lo scrittore

Io mi riconosco e sono affezionata molto al Cavallo rosso. Gli altri libri esprimono, trame, idee, visioni, tra loro diverse, mentre Il Cavallo rosso esprime la sua storia, tramite un impianto autobiografico che però rappresenta la sua esperienza in maniera romanzata attribuendola a personaggi diversi. Infatti Eugenio è sia Ambrogio, che Manno, che Tintori. Ed ognuno di loro è sempre lui che cambia e si trasforma in tre personaggi diversi. Come per quanto riguarda i personaggi femminili come Alma, Colomba e Fanny, rappresentano parti diverse del mio carattere, mischiando e fondendo gli attributi di persone reali nei personaggi. Era il soldato, l’industriale e lo scrittore.

I diari

I diari di Eugenio Corti, dal Don alla ritirata

“Mi sono chiesta se fosse giusto pubblicare questi scritti, visto che lui, finché era vivo, non lo aveva mai fatto. Ma poi ho deciso che sì, in questi diari ci sono anni fondamentali della sua vita e di quella di chi ha vissuto in quel tragico periodo. Da quando era un ragazzo spensierato di vent’anni alla tragica esperienza in Russia. C’è dentro la materia prima di quelli che sarebbero stati i suoi libri più importanti”.