Eugenio Corti e i genitori

Intervista a Eugenio Corti

«Andai sul fronte russo per vedere se davvero i comunisti erano più cristiani di noi, come diceva il maritainiano Mounier. Scoprii che il regime aveva fatto cose terrificanti. E decisi che dovevo raccontare quel che avevo visto»

L'isola del paradiso

Il tragico inganno chiamato libertà

La villa di Besana Brianza è rimasta la stessa delle pagine di Cavallo Rosso. Una casa in linea di inizio Novecento con un grande parco. Intorno i rondoni stridono rincorrendosi nel sole declinante. Sul retro la campagna sembra non aver fine. E le Grigne si intravedono appena nell’afa di luglio. Eugenio Corti è seduto in giardino. Pizzetto bianco, occhi azzurri sotto ciglia scure. Quasi ottanta anni portati con sicurezza, se non fosse per un leggero tremore. Unico segno di un’operazione appena subita. Per molti, soprattutto cattolici, è il più grande scrittore del dopoguerra.

La terra dell'indio

Corti l’anti-Mission

Appena fuori dal giardino avito – la casa della sua infanzia e del padre imprenditore -, la fronte d’un palazzotto mostra i medaglioni col volto dei letterati brianzoli: Verri, Parini, Manzoni…, e anche Testori, aggiunto di bel nuovo. Ci sarà posto anche per lui (che del Giovanni scrittore e critico fu tra l’altro compagno di classe), a suo tempo?

La recensione di Mario Apollonio

La tragedia (perché tale è di sua natura: con tutte le implicazioni giudiziali, rituali e sacrali che il nome illustre e temibile comporta) sembrerà ricollegarsi alla rinnovata polemica politica contro Stalin, contro la sua...