Racconto i miei 90 anni una parola dopo l’altra

Eugenio Corti è arrivato ai 90 anni, che compie il 21 gennaio, con l’invidiabile record di essere completamente ignorato dalla cosiddetta intellighenzia gauche caviar. Record straordinario, se si considera che questo figlio della Brianza cattolica è uno degli scrittori più importanti del Novecento. E siccome è ignorato dalla sinistra gauche caviar, è addirittura sbeffeggiato dalla casta clerical chic, che non potrebbe vivere senza le briciole di pensiero gettate sotto il tavolo della sinistra intelligenza gauchista. E, se per la sinistra, Corti va ignorato in quanto cattolico, per la casta clerical chic va ignorato in quanto “paolotto”, in quanto cattolico inossidabilmente popolare. Roba da brivido per le schiene levigate degli intellettuali cattolici progressivi e da salotto. Ma, tirate le somme, questi signori non hanno nulla da dire nemmeno sull’istante presente. Mentre il paolotto Corti, che ha percorso il Novecento armato della sua fede e l’ha raccontato e giudicato, ha molto da dire sul passato e dunque sul futuro. Basta andarlo a trovare a Besanza Brianza, sedersi davanti a lui e citare nomi e fatti.

Corti, candidatura depositata a Stoccolma

E adesso non resta che sperare. Le oltre 8 mila 500 firme raccolte a supporto della candidatura ufficiale dello scrittore di Besana Brianza, il 90enne Eugenio Corti, a premio Nobel per la letteratura, sono state inviate a Stoccolma, lo scorso 24 gennaio, accompagnate da una nota di un illustre accademico italiano, il cui nome, come da regolamento dell’Accademia di Stoccolma, resterà segreto per dieci anni.

Eugenio Corti, 90 anni in prima linea

«C’è un eroe dell’Iliade che amo più di tutti gli altri: Ettore. Incarna l’uomo che non si arrende. E non teme la sconfitta perché dà sempre tutto se stesso». Eugenio Corti, che di battaglie se ne intende, non ha nessuna intenzione di risparmiarsi. Anche sulla soglia dei novant’anni che si appresta a festeggiare venerdì prossimo.

Nel salone della storica villa di famiglia, a Besana in Brianza, lo scrittore avanza piano, con incedere epico, sottolineato da un bastone da profeta e dal folto pizzetto bianco. Il caminetto è spento. Ma un fuoco sembra animarlo quando come un antico aedo si siede e racconta. Le lancette dell’orologio scorrono via veloci. Lo sguardo austero diventa quello paterno di un nonno che ricorda lucidamente i suoi trascorsi e gli occhi azzurri brillano quando rievoca l’esperienza che ha segnato la sua vita: «Penso spesso alla campagna di Russia del 1942. Ai colpi di cannone da rimanere sordi. Sei mesi in cui mi son ritrovato da novellino in prima linea. Quando ci hanno accerchiato per 28 giorni nei dintorni di Arbusov, nella cosiddetta Valle della morte, avevo già seminato e distrutto tutto ciò che avevo addosso: ero sicuro di finire prigioniero dei russi. E poi centinaia di chilometri a piedi, 15 gradi sotto lo zero, con unica coperta in testa come riparo. Ho visto molti amici cadere. Eravamo 1700, tornammo in 300».

Letture sceniche di Eugenio Corti a Monza

“La Brianza che non finisce – Scolpire le parole – Omaggio ad Eugenio Corti”. E’ il titolo che il centro culturale Talamoni ha scelto per la serata in onore di Eugenio Corti che lo scorso mese di gennaio ha raggiunto il traguardo dei novanta anni. Difficile era individuare un modo originale per riproporre questo scrittore dato che nella terra briantea le iniziative in suo favore sono davvero numerose, a supporto della candidatura a premio Nobel per la letteratura, e comunque tese a far conoscere e apprezzare le sue opere.