Eugenio Corti: “La mia vita ha un fine più alto”

“Non tentate, con quelle continue osservazioni, di tarparmi le ali”. E’ una lettera molto dura, ma sincera e profonda, quella che Eugenio Corti indirizzò al padre al ritorno della Russia in una licenza estiva prima di tornare al fronte. Un lungo inedito, risalente al luglio del 1943, che vede la luce solo ora, ritrovato tra le preziose carte (bozze e appunti di romanzi carteggi, tracce di conferenze che stanno venendo riordinate a casa Corti in vista della definitiva collocazione presso la Biblioteca Ambrosiana.

François Livi e la fortuna di Eugenio Corti in Francia

A due anni dalla scomparsa dello scrittore besanese, abbiamo incontrato François Livi, professore emerito dell’Università Sorbona di Parigi, grande amico di Corti e profondo conoscitore ed estimatore delle sue opere. Qual è il suo personale ricordo di Eugenio...

Intervista ad Alessandro Rivali sulle lettere di Eugenio Corti

Dopo la morte dello scrittore, nel febbraio 2014, nel suo archivio è stato ritrovato un fascio di lettere, legate con uno spago e catalogate dallo stesso Corti, che aveva inviato dal fronte orientale. Ora quelle lettere, con molte fotografie inedite dello stesso autore, sono state pubblicate dal suo editore “storico” (EUGENIO CORTI, Io ritornerò. Lettere dalla Russia 1942-1943, Ares, Milano 2015, pp. 248, isbn: 978-88-8155-652-6) e si manifestano per quello che sono: una sorta di “diario epistolare” dell’esperienza russa.
Mi incontro con Alessandro Rivali, curatore dell’opera e lui stesso scrittore e poeta che trae ispirazione dalla storia.

Eugenio Corti entra nella storia

Quando Eugenio Corti la sera del 4 febbraio è morto serenamente nella sua bella casa di Besana Brianza, forse avrà rivisto in pochi istanti la sua vita, un lungo nastro lucente dispiegatosi per 93 anni. E si sarà come per magia ritrovato nel freddo spaventoso della steppa russa, durante quella ritirata del 1943 che fu la tomba di decine di migliaia di soldati italiani. E avrà ricordato, il vecchio Eugenio, quel momento inevitabile in cui pensi che sia finita: ti rendi conto che le bombe e i micidiali katiuscia dell’esercito sovietico, oppure il gelo, o la mancanza di cibo, ti faranno morire lì, solo un altro corpo esanime fra i tanti che vedi intorno a te irrigiditi nella morsa del gelo.