Eugenio Corti e i genitori

L’uscita dalla sacca in Russia

Fuori della sacca!
Non avrei più dovuto fuggire come un animale braccato, con la morte alle costole. E avrei potuto rivedere i miei cari, la mia casa, l’Italia.
Dovevo scuotermi, ridere, gridare dalla gioia! Già!
Chinai il capo e ringraziai più fervidamente che potei la Madonna, che mi aveva conservato in vita.

Poi, mentre camminavo, cominciò a venire il ricordo degli altri… Pensavo con struggimento doloroso a quanti erano rimasti lungo la via del nostro calvario. Chissà se in questo momento ce n’erano di vivi in mano al nemico? Migliaia e migliaia forse? O erano stati uccisi tutti?

Eugenio e Vanda Corti

“Uno dei più grandi scrittori italiani boicottato dalla cultura di sinistra”

“Quando passeggiava fra boschi e torrenti lombardi non si fermava mai, neanche sotto il diluvio. Diceva: siamo al caldo nei piumini e non ci sparano addosso. Avanti”.
Per Eugenio Corti ogni montagna era in discesa; era tornato dalla Russia a piedi, aveva combattuto con i suoi compagni in quell’inverno del 1942 per aprirsi un varco verso casa, verso la Brianza immortale del Cavallo Rosso.

Il cavallo rosso

La morte di Manno

Gli assalitori erano, su questa direttrice, truppe scelte, ma i tedeschi son tutti truppe scelte, e stavano annidati tra le rocce. Per superare quei primi, pochi nidi di difesa, occorse un certo tempo e...