Catone

La postfazione di Cesare Cavalleri

E così, giunti alla parola Fine, dopo 428 pagine di battaglie, di sentimenti, di confronti, di pensieri, di caratteri, verrebbe voglia di chiedere, di gridare: “Ancora, ancora!”. Vorremmo stare ancora di più con Aulo,...

I più non ritornano

Corti russo… in incognito

I più non ritornano (Mursia e Bur), il commovente diario di guerra che ha lanciato Eugenio Corti, il celebrato autore del Cavallo rosso (e, sempre per Ares, dell’Isola del Paradiso, di Processo e morte di Stalin, de La Terra dell Indio e, ora, di Catone l’antico) è da un paio d’anni un’opera ancor più legata alla Russia, dove si ambienta la vicenda narrata, che vede protagonisti i nostri soldati durante la terribile ritirata nella Seconda guerra mondiale. Da un paio d’anni, infatti, è stato tradotto e pubblicato in volume (settemila copie), e subito dopo interamente trasferito in internet, ovviamente in lingua russa. Possiamo dare solo adesso la notizia, perché è solo adesso che siamo venuti a conoscenza di questa iniziativa editoriale, che in verità non ha rispettato rutti i crismi del bon ton.

Presentazione all’edizione americana

Dopo la Seconda Guerra Mondiale sono apparsi più di cento libri sull’esperienza dell’esercito italiano in Russia, e in particolare sulla terribile ritirata dell’inverno 1942-43. I più non ritornano è l’unico di tutti questi che è tuttora regolarmente ristampato in Italia.

Eugenio Corti: neorealismo letterario

Se il neorealismo cinematografico degli italiani ha fatto la conquista del mondo, non è per ragioni superficiali di una più brutale tecnica documentaria, ma per ragioni di una spiritualità più umana e più profonda della produzione corrente.

Una delle prove di questa affermazione è il fatto che la medesima freschezza d’animo in tempi di maggior stanchezza, ha prodotto opere della stessa ispirazione nel campo della letteratura. Mi limito per oggi ad analizzare un solo esempio: il libro I più non ritornano di Eugenio Corti (prima edizione 1947, terza ed. 1948 – Garzanti).

La recensione di Mario Apollonio a I più non ritornano

La prima impressione che produce questo libro tremendo è che sia un libro di cronaca; così vera e greve e tetra da diventare selvaggia. E cronaca rimane, beninteso; ma c’è ben altro (c’è, dietro la realtà, la verità). Cronaca della ritirata di Russia; la “sacca” di alcune migliaia di uomini dell’Armir, che la rottura del fronte del Don ha tagliato dalle retrovie: senza automezzi, senz’armi, senza viveri, battuti, laceri. Perdono subito ogni consistenza di esercito; anzi, la storia s’inizia quando l’hanno già perduta, quando il loro destino è deciso, quasi indipendentemente dalla volontà e dalla forza e dagli accorgimenti umani.