Il cavallo rosso di Eugenio Corti
Lontano da ogni manicheismo, Eugenio Corti mette in scena degli uomini con le loro motivazioni, le loro paure, le loro debolezze, ma anche la loro generosità e la loro grandezza.
Lontano da ogni manicheismo, Eugenio Corti mette in scena degli uomini con le loro motivazioni, le loro paure, le loro debolezze, ma anche la loro generosità e la loro grandezza.
Riportiamo in questa pagina un’intervista concessa da mons. Luigi Negri a Radio Vaticana il 06/04/14, due giorni dopo la morte di Eugenio Corti.
Ma perché il romanzo di Corti continua a dare fastidio? Perché è un romanzo ‘di idee’, perché è un romanzo politicamente scorretto.
Eugenio Corti, cos’è che vi ha determinato a scrivere questa vera e propria “Somme” romanzesca che è Il cavallo rosso?
“Intendevo effettivamente scrivere la “Summa” (in senso tomistico: il compendio) della mia vita, e insieme – quel che è più importante – delle vicende del nostro secolo. Che io vedo come il periodo conclusivo di un drammatico processo storico iniziatosi quattro secoli fa. La materia a disposizione era enorme, e straordinariamente carica di significato, inoltre ad alcune grandi vicende io avevo preso parte personalmente. È questo che mi ha attirato, e infine convinto ad affrontare l’impresa”.
La Brianza possiede un grande scrittore. Un narratore capace di raccontare le tradizioni e i valori della sua terra e di renderli universali. Un intellettuale coraggioso, che non teme di parlare di solidarietà e di impegno verso la comunità, anche a costo di risultare inattuale. Un uomo concreto, che nel momento in cui immagina una società più giusta, più armoniosa, s’impegna per realizzarla. Questo scrittore è Eugenio Corti.