Scritti di Eugenio Corti – Milano dopo il bombardamento
Milano – l’ufficiale si rese conto – era ben più duramente colpita di quanto le notizie diffuse dalla radio facessero supporre.
Milano – l’ufficiale si rese conto – era ben più duramente colpita di quanto le notizie diffuse dalla radio facessero supporre.
Eugenio era interessato alla posterità, voleva fare un lavoro che restasse, che raccontasse qualcosa alle generazioni che sarebbe arrivate dopo.
La sua anima abbandonò il corpo. Come quando bambino, nel cortile della Nomanella, poggiati per gioco mani e ventre su una stanga del carro Stefano spingeva le gambe in alto e la testa in giù per vedere il mondo capovolto, così ora intorno a lui si produsse un grande capovolgimento.
Nello stesso istante a Nomana – a tremila chilometri di distanza – un ticchettio su un vetro della camera da letto destò la mamm Lusìa, che lanciò un grido: << Stefano è morto! Oh, povera me, povera me, povera me. >>
La statua de Il cavallo rosso, realizzata dall’artista Pietro Villa e dedicata al romanzo di Eugenio Corti.
Una testimonianza straordinaria, un documento che continua a “parlare”, attraverso i decenni, le esperienze, i cambiamenti: sono le lettere che Eugenio Corti, il grande scrittore scomparso il 4 febbraio 2014, ha scritto e inviato dal fronte russo, durante la guerra, dal 6 giugno 1942 al 29 gennaio 1943. Queste lettere sono state scelte e raccolte in una silloge dal titolo «Io ritornerò» (edita da Ares), presentato qualche giorno fa al Meeting di Rimini.