La guerre, bonheur des romanciers
Littérature et guerre forment un vieux couple. Antique si l’on remonte à l’Odyssée. Et comme la guerre est aussi multiple que la vie, ce tandem ne prend pas de rides.
Littérature et guerre forment un vieux couple. Antique si l’on remonte à l’Odyssée. Et comme la guerre est aussi multiple que la vie, ce tandem ne prend pas de rides.
Il testo non è affascinante solo da un punto di vista estetico-letterario, non manca infatti lo spessore di una lucida e profonda riflessione sulla storia e sulla cultura occidentale. Il destino degli uomini si intreccia e si confonde col destino dei popoli ora responsabili ora vittime di tante orribili sofferenze causate, secondo l’autore, dalla perdita del senso di trascendenza. Non si tratta di un giudizio moralistico, calato dall’alto di un paternalismo intellettualistico, perché con semplicità viene ampiamente documentato dai concreti gesti di umanità o, viceversa, di malvagia negazione dell’umano, che rendono il libro ricco di varietà e di equilibrio.
Eugenio Corti, scrittore e cristiano, ha lasciato un’eredità letteraria caratterizzata dall’essere custode della memoria e della verità, affrontando l’oblio con bellezza e autenticità. Nei suoi ultimi giorni di vita ha espresso serenità di fronte alla morte, confidando nella misericordia divina e nella trascendenza della sua opera. È scomparso nel 2014, lasciando un segno profondo nella letteratura.
Nella prova durissima della «campagna di Russia» Eugenio Corti aveva forgiato il suo giudizio sui totalitarismi, ma soprattutto aveva maturato la certezza che la storia umana si regge sulla vulnerabilità della fede.
“È la Provvidenza che mi ha dato la poesia, papà, la Provvidenza la quale sa che uno spirito come il mio non può essere inerte.”
(Lettera di Eugenio Corti al padre, 8 novembre 1939)