Taggato: Centenario della nascita
Eugenio Corti voleva essere scrittore. Già da studente avvertiva d’avere una missione da compiere. Allora non gli era chiara quale potesse essere, ma era certo che la storia e la Provvidenza gliela avrebbero indicata....
A cura di Elena Rondena A volte mi succede di paragonare i miei scritti agli archi romani, opere tutto considerato piuttosto singolari, consistenti in due sole colonne che in alto si fondono tra loro:...
«Tu puoi dire che quello è un tram perché ci sei salita sopra tante volte, lo vedi passare, lo conosci, ne hai fatto esperienza. A me succede la stessa cosa con gli angeli; ne parlo perché so che ci sono, ne ho fatto esperienza». Paola Scaglione, biografa e studiosa dell’opera di Eugenio Corti, sta raccontando uno dei tanti dialoghi che ha avuto con l’autore di Cavallo rosso, I più non ritornano, Processo e morte di Stalin opere “carbonare”, che affiorano e scompaiono secondo percorsi carsici difficili da prevedere, diffuse tramite passaparola, da un amico all’altro. Opere tanto note all’estero quanto (spesso) ignorate dalla Repubblica delle lettere italiana.
Tuttavia, in lui il protagonismo della fede è stato sempre accompagnato da una seconda parola: compassione. La fede o è capacità di compassione o rischia di essere ridotta a ideologia, senza più riuscire a incidere sul mondo. Invece, nella fede di Corti sono entrati i suoi soldati, con il loro volto, con il loro bagaglio di dolore, con la speranza che la cattiveria dell’ideologia dominante cercava di spegnere. Sebbene essi fossero costretti a morire per una causa ingiusta, umanamente incomprensibile, Corti ha vissuto e ha raccontato tali tremende vicende, nell’immensa tragedia che le ha caratterizzate, con la dignità dell’uomo di fede che vive in modo vero anche le esperienze ingiuste, trasformandole in rendimento di grazia.
Per Corti, il modello rimane il Tolstoj di ‘Guerra e pace’, che a mio avviso è stato lo scrittore al quale più ha voluto assomigliare. Quello dal quale ha provato maggiormente a distinguersi, invece, è stato il Manzoni dei ‘Promessi Sposi’, il cui cattolicesimo gli appariva eccessivamente problematico, se non addirittura incline al compromesso.