«La cultura cattolica oggi non esiste più»
La provocazione dell’autore del “Cavallo rosso”: la Chiesa è paralizzata dalle divisioni. E le troppe innovazioni hanno indebolito il suo ruolo di riferimento
La provocazione dell’autore del “Cavallo rosso”: la Chiesa è paralizzata dalle divisioni. E le troppe innovazioni hanno indebolito il suo ruolo di riferimento
Presentazione del libro curato da Alessandro Rivali
La Biblioteca Ambrosiana e le Edizioni Ares in collaborazione con l’Associazione Internazionale “Eugenio Corti” e l’Associazione Eugenio Corti organizzano la presentazione del libro “Io Ritornerò. Lettere dalla Russia 1942-1943” a cura di Alessandro Rivali, Edizioni Ares 2015, martedi, 27 ottobre 2015 alle ore 18.30 presso la Biblioteca Ambrosiana, piazzaPio XI n. 2, a Milano. Una testimonianza straordinaria per conoscere l’avventura in guerra e il lontano cantiere del futuro scrittore Eugenio Corti. Le lettere dal fronte russo di Eugenio Corti durante la Seconda guerra mondiale, descrivono un’ esperienza fondamentale per lo scrittore scomparso da poco più di un anno. Una specie di diario epistolare composto da lettere, cartoline, immagini e biglietti che mostra la sicurezza in un destino buono e la positività di un’esistenza che si poggia sulla fede.
Eugenio Corti, lo scrittore autore del capolavoro “Il cavallo rosso”, intervistato da ResegoneOnline in vista dell’imminente settima giornata mondiale delle famiglie dice la sua sui continui attacchi alla famiglia cristiana.
“Oggi – afferma Corti – è più difficile sostenere la famiglia perché tutti i mass media sono i mano ai nemici dell’impostazione cattolico culturale. Ma la famiglia è ed è sempre stata l’elemento base di ogni organizzazione umana”.
L’occasione offerta dal fatto che le parole e le opere di Eugenio Corti giungano oggi all’attenzione delle Istituzioni e in particolare della Camera dei Deputati ha il significato di un incontro tra Paese Reale e Paese Legale: in altri termini, avviene qui e ora il contatto tra un’opera d’arte “nazionale” e il suo destinatario politico “nazionale”.
Sì perché le milleduecento pagine del romanzo maggiore di Corti, Il Cavallo Rosso e almeno le due prove narrative che lo precedono e lo seguono (il diario di guerra I più non ritornano e Gli ultimi soldati del re), esprimono ancora oggi la vox populi di un’Italia che è uscita dalle dure prove del Dopoguerra, della Ricostruzione, del Miracolo Economico e degli Anni di Piombo. In un certo senso, a parlare, nei romanzi di Corti, è un’altra Italia cioè quella che di fronte ai drammi e alle sfide del secondo Novecento ha proposto un modo di vivere “civile”, mite e operoso, a volte inconsapevole e generoso: un modo di vivere che ha soretto la società e le istituzioni sino alle soglie degli anni Ottanta.
Il blitz americano. L’eliminazione del nemico. La gioia nelle piazze. Ma che cosa rimane ora della notizia che ha occupato per giorni le prime pagine di tutto il mondo? Lo abbiamo chiesto a Eugenio Corti, il grande scrittore che ha raccontato crimini (e dolore) del Novecento.
E lui ha risposto parlando di giustizia. Del diavolo. E di una speranza che attraversa i secoli