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La recente pubblicazione di “Il ricordo diventa poesia” (edito dai tipi di Ares, pp.176) è l’occasione per riscoprire lo scrittore brianzolo Eugenio Corti, scomparso solamente tre anni fa e che, in questa antologia dei suoi diari, si racconta a tutto tondo, a partire ovviamente dalla letteratura e alla dura esperienza sul fronte russo in guerra, fino ad arrivare al suo rapporto con la fede e con quella Provvidenza che, parole sue, sembra aver tracciato il destino di una intera esistenza e al suo amore per Omero: in questo primo volume, al quale farà seguito un altro in cui vengono svelate le sue lettere alla moglie Vanda Corti (che ne è stata anche la curatrice), l’autore del celebre “Il Cavallo Rosso” (che fu proposto anche tra i candidati al Premio Nobel per la Letteratura nel 2010) emerge tutto quello che lo stesso Corti definiva “il disordine del mio temperamento artistico” e che sembra indissolubilmente legato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale e di quella quasi mitologica ritirata dalla Russia dell’esercito italiano a cui lo scrittore si dedicò raccontandola in forma diaristica.
La coerenza profonda del Corti artista è stata prima di tutto, va detto, l’intima coerenza del Corti uomo, con la sua ambizione di essere uno scrittore, e uno scrittore “totale”, di quelli che sanno ricreare tutto un mondo nelle loro opere, sia che si tratti del microcosmo di Besana, che delle reducciones del Paraguay de La terra dell’Indio, che del mondo essenziale di Catone l’Antico.
“Devo dire che è proprio così: nei diari si percepisce la maturazione di Corti come scrittore. Prima abbozza racconti piuttosto superficiali, poi, negli anni, giunge a una profondità di scrittura molto più matura, più bella. Il diario è fitto di considerazioni sulla vita molto intense. Eugenio era così, era uno che voleva viere la vita a modo suo, secondo il suo modo di vedere.
In “Il ricordo diventa poesia. Dai Diari, 1940-1948“ (a cura di Vanda Corti & Giovanni Santambrogio, edizioni Ares), Corti (che ha legato il proprio nome al romanzo Il Cavallo rosso) descrive gli orrori della Seconda guerra mondiale e, in particolare, racconta gli avvenimenti vissuti in prima persona da giovane ufficiale impegnato sul fronte russo. L’esperienza di quei tragici anni diventa una profonda condanna e un netto rifiuto del totalitarismo.
Ed Eugenio Corti sentì prestissimo la vocazione alla scrittura come alla ricerca della verità e della bellezza: ne sono una straordinaria testimonianza queste pagine inedite dei suoi Diari, da cui apprendiamo la sua formazione letteraria, l’amore per la natura, la fede cristallina, come le vicende drammatiche dei suoi anni di guerra, che saranno il motivo ispiratore della sua scrittura.