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Eugenio Corti

Eugenio Corti, lettere dal fronte

Lui è sicuro di tornare, perché sente il destino di Dio su di sé. Ai genitori, prima di partire scrive: «Io parto sereno, allegro anche. Ciò che viene dalle mani di Dio dà sempre gioia. Vorrei che anche voi riusciste a pensarla come me. E ricordatevi: tornerò. Da quanto vi ho detto prima è chiaro che devo tornare: lo sento».

Eugenio Corti e i genitori

I diari giovanili di Eugenio Corti

Corti ha scritto diari fin da quando era studente. Nell’archivio sono conservati alcuni quaderni del periodo liceale trascorso a Milano al Collegio San Carlo. Nel 1940 inizia la stesura di un nuovo Diario che porta una dedica significativa in cui si esplicitano le ragioni della scrittura. Dice: “A te che ancora non conosco e che un giorno diventerai la compagna della mia vita, ai tuoi grandi occhi lucenti questi diari, sui quali certamente mi accadrà di narrare il nascere del nostro amore”. 

Eugenio Corti e i genitori

“Vi bacio. Inviatemi guanti e cioccolato”

Leggendo lo straordinario documento storico e umano rappresentato dalle lettere scritte da Eugenio Corti dalla Russia, quel che più stupisce è il tono assolutamente lieve, tremendamente tranquillo, diremmo quasi incosciente, con cui il futuro scrittore descrive il viaggio, gli incontri, la vita al campo militare. Prima di restare imprigionato nella famigerata sacca sul fronte russo, infatti, tenendo fede alla sua promessa di dare sempre e notizie a casa, scriverà una lettera al giorno, per informare, rassicurare, soprattutto, per non recidere quel filo che lo lega a una famiglia numerosa, amatissima. Ma l’effetto, per noi quasi straniante, è quello di sentire la voce di un buon ragazzo, figlio della sua “amatissima mamma”, del suo “carissimo papà”, cui racconta la sua vita di tutti i giorni senza avere all’inizio la piena consapevolezza del pericolo verso cui sta avviandosi, o meglio, del pericolo verso il quale la Storia lo sta portando.

Eugenio Corti

La profezia di Eugenio Corti: “Ritornerò”

Tutto iniziò nel solaio di un’antica filanda. Potrebbe iniziare così la storia editoriale delle lettere di Eugenio Corti dalla Russia, che svelano una pagina sconosciuta della sua vita (l’avanzata in terra straniera, secondo i ritmi di una guerra “strana”, apparentemente facile), e il cantiere più remoto di alcuni suoi capolavori (annotò con scrupolo ogni esperienza). Immergersi in questo materiale inedito è stata un’avventura splendida, ma soprattutto inaspettata.

Eugenio Corti

Eugenio Corti, il grande scrittore sconosciuto a scuola

In un’intervista rilasciata a Renato Farina poco prima di morire, Eugenio Corti rivelava che la sua vocazione di scrittore era nata quando era ancora ragazzino, incontrando la grande epopea dell’Odissea, poema in cui Omero era riuscito a trasformare in bellezza ciò di cui trattava. «Da grande», si era ripromesso il piccolo Corti, «anch’io farò lo stesso». Era una chiamata a trasmettere la grandezza della vita, a rendere gloria a Dio per il dono del creato, conscio che non c’è circostanza dell’esistenza a cui non siamo chiamati, non c’è nulla che non abbia senso. Se ogni circostanza ha senso, allora ogni momento ci chiama a un compito e ad una responsabilità.