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Eugenio Corti

Cent’anni di Eugenio Corti, che trovò un senso al male disumano nel mondo

Ha solo vent’anni quando, chiamato alle armi, chiede di essere assegnato al fronte russo. È qui, nell’orrore disumano e inenarrabile, tra compagni ridotti a cenci gelati e mucchi di carne macellata, che Corti si troverà faccia a faccia con la domanda dell’uomo: che senso ha il male nel mondo? In questa realtà così feroce e apparentemente piena di insensatezza, la fede imparata dai suoi genitori, nella sua terra, gli impone una ricerca di senso ben più radicale sul valore di redenzione della sofferenza, anche di quella apparentemente più assurda. Tornerà, Corti, per dar voce alla verità, a coloro che con lui divisero il pane, combatterono, soffrirono «con me dolorosissimamente sperarono e infine rimasero senza vita sulle interminabili strade della steppa».

Eugenio Corti

Il mio inferno rosso

“Vengono a incontrare un testimone del Novecento. La domanda che prima o poi tutti mi fanno è: come ha fatto lei, che ha visto tutti gli orrori del Novecento, a non perdere la fede? Ma è proprio perché ho visto, ho toccato con mano le bestialità delle ideologie che pretendono di sbarazzarsi di Dio, rispondo sempre, che la mia fede si è confermata, rafforzata”.

Il cavallo rosso - edizione francese

Corti: des soldats italiens vivent l’Apocalypse

Certains parlent d’un Guerre et Paix italien. D’autres comparent le travail de Corti à L’Archipel du Goulag. Oui, il y a du Soljenitsyne dans sa volonté de raconter l’irracontable, d’écrire le mal, et le souffle de Tolstoï dans l’art de mêler ses personnages à la grande histoire. L’enfer blanc de Russie, le Goulag, la bataille du Mont-Cassin et celles d’Afrique, la chute du fascisme… L’histoire italienne existe à travers des destins particuliers, celui d’Ambrogio, de Stefano, Michele, Manno… Et chez chacun de ces garçons, il y a un peu d’Eugenio Corti.