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Eugenio Corti

L’opera immortale dello scrittore brianzolo Eugenio Corti

Ripensare lo scrittore Eugenio Corti ed il suo contributo alla storia della letteratura italiana contemporanea, non solo costituisce un atto di giustizia verso lo scrittore scomparso ormai da tre anni (Eugenio Corti è morto infatti il 4 febbraio 2014 nella sua Brianza), ma allo stesso tempo deve diventare opera di studio serio ed attento, per sgomberare, altresì, la grande opera di questo scrittore da troppi luoghi comuni e da un isolamento ingiustificato, iniziato dopo che lo scrittore brianzolo aveva concentrato la sua attenzione sull’ideologia comunista, con l’opera “Processo e morte di Stalin”, opera che fu rappresentata a Roma nel 1962 dalla Compagnia stabile di Diego Fabbri.

Eugenio Corti, scultore di parole e maestro di vita

Eugenio Corti è un grande scrittore brianzolo, autore di romanzi di enorme successo come “Il Cavallo rosso”, vero e proprio caso letterario (amatissimo dai lettori, è giunto alla trentaduesima edizione). Un genio la cui opera “non solo non deve essere dimenticata, ma anzi conosciuta e valorizzata. Perché lo merita davvero. Perché è (il verbo è volutamente al presente, nonostante Corti sia scomparso nel 2014) a tutti gli effetti un maestro di vita ed uno scrittore e letterato da collocare nel Pantheon dei grandi del Novecento, apprezzato in tutto il mondo”. Così l’onorevole Antonio Palmieri ha introdotto la conferenza stampa di martedì pomeriggio alla Camera dei Deputati, intitolata “Cantiere Eugenio Corti. Opere realizzate, nuove iniziative e lavori in corso”.

Così Eugenio Corti galoppa ancora sul “Cavallo rosso”

E se alcuni, in Italia, ancora fanno gli schifiltosi al cospetto del romanziere cattolico, beh, cosa importa, «se non dovesse essere accettato nel canone italiano, Il cavallo rosso e altri libri gli garantiranno un posto nel canone europeo» (François Livi). Tutto il resto è noia, un panorama sulle rovine della critica italica.