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La geografia de Il cavallo rosso

Come tutti i grandi romanzi storici, Il cavallo rosso di Eugenio Corti ci porta in luoghi che poi resteranno impressi per sempre nella nostra memoria. Storia, geografia e vicende personali dei protagonisti s’intrecciano e anche noi percorriamo con Michele, Manno, Ambrogio e Pierello migliaia di chilometri, schiacciati con loro in una tradotta militare; o trascinando i piedi congelati nella neve.

“Io, scrittore da una vita”

Arrivare a 90 anni ancora arzilli nella mente e nel cuore, magari un po’ meno nelle gambe, ma, soprattutto, continuando ancora a fare quello che è stato il primo desiderio, scopo e traguardo della...

Racconto i miei 90 anni una parola dopo l’altra

Eugenio Corti è arrivato ai 90 anni, che compie il 21 gennaio, con l’invidiabile record di essere completamente ignorato dalla cosiddetta intellighenzia gauche caviar. Record straordinario, se si considera che questo figlio della Brianza cattolica è uno degli scrittori più importanti del Novecento. E siccome è ignorato dalla sinistra gauche caviar, è addirittura sbeffeggiato dalla casta clerical chic, che non potrebbe vivere senza le briciole di pensiero gettate sotto il tavolo della sinistra intelligenza gauchista. E, se per la sinistra, Corti va ignorato in quanto cattolico, per la casta clerical chic va ignorato in quanto “paolotto”, in quanto cattolico inossidabilmente popolare. Roba da brivido per le schiene levigate degli intellettuali cattolici progressivi e da salotto. Ma, tirate le somme, questi signori non hanno nulla da dire nemmeno sull’istante presente. Mentre il paolotto Corti, che ha percorso il Novecento armato della sua fede e l’ha raccontato e giudicato, ha molto da dire sul passato e dunque sul futuro. Basta andarlo a trovare a Besanza Brianza, sedersi davanti a lui e citare nomi e fatti.

Eugenio Corti, uno scrittore al fronte

La Ronin Film Production consegna un’altra perla storica agli amanti del genere.

Il Dvd documentario di Claudio Costa, ben confezionato in ogni sua parte, narra per voce dello stesso autore, Eugenio Corti, allora sottotenente di artiglieria e sopravvissuto alla ritirata di Russia nelle fila dell’AMIR, la storia di un Italia dopo l’8 settembre che lo vede ancora protagonista nel Corpo Italiano di Liberazione.

Finita la guerra Eugenio Corti intraprende la carriera di scrittore con grande successo di pubblico e di critica. Tra i suoi libri più letti citiamo “I più non ritornano” e “Gli ultimi soldati del re” e, naturalmente il suo capolavoro “Il cavallo rosso” pubblicato dalle edizioni Ares.

Torna dopo quindici anni lo Stalin di Corti

[…] quest’autore, considerato Oltralpe un maestro della letteratura (vedi la raccolta di contributi critici Presenza di Eugenio Corti. Rassegna della critica, a cura di Argia Monti, Ares), in Italia è marginalizzato e oscurato in quella grandezza che gli sarebbe dovuta. E mentre attendiamo, forse invano, un film tratto dal Cavallo Rosso, il romanzo in cui la visione anticomunista si cala in una saga collettiva che attraversa le generazioni dal 1940 al 1974, diventando “corale, proveniente dalla condanna e dal sacrifìcio dell’uomo semplice” (M. Caprara), possiamo sempre godere della riedizione per Ares di Processo e Morte di Stalin (pp. 126, euro 14). Questa è la tragedia in cui Eugenio Corti mette in scena direttamente la figura del tiranno, titanica nella sua solitudine gravida di orrore. L’opera, messa in scena per la prima volta a Roma da Diego Fabbri nel 1962, ottenne recensioni molto favorevoli, ma anche, è naturale, grida di esecrazione da parte della stampa marxista.