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Eugenio Corti e i genitori

Intervista ad Alessandro Rivali, curatore del libro Io ritornerò.

Alessandro Rivali, curatore del libro Io ritornerò. Lettere dalla Russia 1942-1943 (Ares, 2015), invita alla lettura della corrispondenza inedita di Eugenio Corti risalente al tempo di guerra, recentemente ritrovata nella casa dello scrittore a Besana in Brianza.

Eugenio Corti

Vita e destino visto da Eugenio Corti

Esattamente trent’anni fa veniva pubblicato in Italia Vita e destino, lo straordinario romanzo di Vasilij Grossman, apparso postumo quattro anni prima in Svizzera (casa editrice L’Age d’Homme).
Grossman, ebreo russo di origine tedesca, era uno tra i più celebrati scrittori e corrispondenti di guerra della Russia sovietica. Comunista ortodosso, ha lasciato proprio in questo romanzo (concluso nel 1960) la testimonianza della sua improvvisa e totale conversione anticomunista. Immediatamente il Kgb confiscò le copie, la carta a carbone e i nastri della macchina da scrivere. Eppure una copia misteriosamente raggiunse l’Occidente e vide la luce vent’anni più tardi. La pubblicazione della traduzione italiana (ad opera di Cristina Bongiorno), curata dalla Jaca Book destò immediatamente grande interesse.
Nel mese di novembre di quell’anno il mensile “Studi Cattolici” (n° 285, pp. 684-690) pubblicò una lunga intervista (o, meglio, dialogo con il giornalista Giuseppe Romano) ad Eugenio Corti, uno dei maggiori esperti italiani della Russia sovietica, che l’anno prima aveva pubblicato il suo capolavoro Il cavallo rosso. Decisione quanto mai felice: il romanzo di Corti presenta infatti singolari analogie storiche e tematiche con l’opera di Grossman e il dialogo con l’autore di Il cavallo rosso è effettivamente stata una via ottimale per approfondire gli orizzonti di Vita e destino.
Sono passati trent’anni. Vita e destino ha conosciuto uno straordinario successo. Dopo il 1990 in Russia emerse una seconda copia con correzioni autografe che ne permise una versione integrale (ora disponibile in Italia, pubblicata da Adelphi nel 2009, nella traduzione di Claudia Zonghetti). Sorprendente successo ha avuto anche Il cavallo rosso, di cui nel 2014 – alla morte del suo autore – la casa editrice Ares ha pubblicato la 29° edizione.
L’intervista/dialogo è molto ampia, ma per la sua qualità ci è sembrato opportuno riproporla ai lettori.

Eugenio Corti, un uomo capace di attraversare il secolo che ha negato Dio armato della sola fede cattolica

Si andava a Besana Brianza da Eugenio Corti perché lui sapeva raccontare proprio come sapeva scrivere. Le storie della ritirata di Russia e le cronache da un mondo cattolico smarrito dietro alle sirene del mondo, i quadri luminosi della cristianità medievale e le oscurità abissali del comunismo prima e dopo Stalin, prima e dopo la caduta del muro di Berlino. Era impossibile stancarsi al cospetto di un uomo capace di attraversare il secolo che ha negato Dio armato della sola fede cattolica.

L’introduzione di Luca Doninelli a I più non ritornano

Spesso si parla di letteratura quando la letteratura non c’è. Oppure c’è, ma si fa come se non ci fosse. Si può passare una vita a parlare di Dante o di Leopardi in loro assenza. A interpretarli. A mettere loro in bocca parole che sono soltanto nostre.

Già, «mettere in bocca». Che espressione sconsolata! Un vero scrittore non mette in bocca nessuna parola ai suoi personaggi, perché un vero scrittore sa che i personaggi non sono suoi, e che le loro parole sono le loro, e non le sue.

Ma un grande romanziere, se grande è, non lo si interpreta: lo si legge, e allora lo si capisce, lo si ama, lo si fraintende, e tutto questo capire e non capire entrerà a far parte del suo destino, del destino della sua opera, ne segnerà il percorso, la forma della sua fortuna, che per i grandi scrittori è diversa da persona a persona – così come è sempre uguale (mi spiace contraddire Tolstoj) la fortuna degli scrittori modesti: caso letterario, ottime recensioni, scalata in cima alle classifiche, saggi dedicati, saturazione, noia, dimenticanza.

Con Eugenio Corti a parlare di valori e di romanzi

Accadono fatti strani nella vita, fino a 45 anni non sapevo quasi nulla di quello che forse è il più grande scrittore italiano contemporaneo. Solo dopo l’ennesimo consiglio mi sono deciso a leggere «Il Cavallo Rosso». In mille e duecento pagine sono raccontati più di trent’anni di storia senza il filtro dell’ideologia dominante. Ogni pagina racchiude descrizioni quasi pittoriche che fanno del romanzo un Louvre in prosa. Un’elevazione spirituale e il desiderio di ringraziare e pregare per i nostri nonni che hanno provato a consegnarci una società fondata su valori di cui oggi purtroppo avvertiamo solo l’eco.