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Eugenio Corti: “La mia vita ha un fine più alto”

“Non tentate, con quelle continue osservazioni, di tarparmi le ali”. E’ una lettera molto dura, ma sincera e profonda, quella che Eugenio Corti indirizzò al padre al ritorno della Russia in una licenza estiva prima di tornare al fronte. Un lungo inedito, risalente al luglio del 1943, che vede la luce solo ora, ritrovato tra le preziose carte (bozze e appunti di romanzi carteggi, tracce di conferenze che stanno venendo riordinate a casa Corti in vista della definitiva collocazione presso la Biblioteca Ambrosiana.

Intervista ad Alessandro Rivali sulle lettere di Eugenio Corti

Dopo la morte dello scrittore, nel febbraio 2014, nel suo archivio è stato ritrovato un fascio di lettere, legate con uno spago e catalogate dallo stesso Corti, che aveva inviato dal fronte orientale. Ora quelle lettere, con molte fotografie inedite dello stesso autore, sono state pubblicate dal suo editore “storico” (EUGENIO CORTI, Io ritornerò. Lettere dalla Russia 1942-1943, Ares, Milano 2015, pp. 248, isbn: 978-88-8155-652-6) e si manifestano per quello che sono: una sorta di “diario epistolare” dell’esperienza russa.
Mi incontro con Alessandro Rivali, curatore dell’opera e lui stesso scrittore e poeta che trae ispirazione dalla storia.

Eugenio Corti, il fiume inarrestabile della narrazione

La fortuna, o meglio il pezzo di fortuna toccato finora all’opera di Eugenio Corti (classe 1921) dipende soprattutto dalla sua grandezza. Non penso, sinceramente, che l’essere stato osteggiato da una certa cultura laicista dominante, il fatto cioè di non essere piaciuto ai maggiorenti della cultura italiana, sia un elemento importante di questa storia. Non ho mai voluto verificare se questa ostilità ci sia o meno, perché a me queste cose interessano poco. Le innumerevoli ristampe e la diffusione planetaria di opere come Il cavallo rosso o delle terribili pagine de I più non ritornano dimostrano come l’avversione ideologica sia alle volte un bene. La repressione non ha mai ucciso la verità.

Eugenio e Vanda Corti

Eugenio Corti, il Coraggio, la Verità, la Bellezza

Corti esprime la Bellezza con uno stile semplice, apparentemente semplice, perché nasce da uno straordinario lavoro di correzioni, di riscritture. Il Cavallo rosso è un romanzo «vero» perché contiene situazioni veramente vissute da Corti o da lui sentite raccontare dai protagonisti; e brulica di personaggi, talvolta con il loro vero nome, che Corti ha conosciuto personalmente o attraverso testimoni diretti. Il romanzo, dunque, è «vero», ma non di una verità meramente trasposta sulla pagina, bensì di una verità interpretata dall’arte del narratore.