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Eugenio Corti, scrittore da premio Nobel

Non sarà facile suscitare l’attenzione dei soloni dell’Accademia di Svezia, quelli che ogni anno assegnano il Nobel per la letteratura. Basta pensare che l’ultimo italiano premiato è stato beffardamente Dario Fo nel 1997. Eppure Il cavallo rosso, opera monumentale tradotta in otto lingue, ha portato Eugenio Corti ben oltre i confini nazionali consacrandolo tra i grandi scrittori della narrativa europea degli ultimi trent’anni

Una giornata in casa Corti

Il mio viaggio era cominciato molto presto quella mattina. Partivo dalla provincia genovese e mi si prospettavano oltre 4 ore di viaggio.

L’ultimo treno, quello che mi doveva condurre alla meta, era così piccolo da sembrare quello delle bambole. Le stazioncine, numerose come i sassolini di Pollicino, si susseguivano in un paesaggio autunnale dai colori caldi. Allontanandomi dalla grande città, la mia mente andava ad Ambrogio e Michele che avevano percorso la stessa linea per raggiungere la Cattolica a Milano. Cercavo di ritrovare nel paesaggio i loro pensieri, di seguire il corso del Lambro che in Brianza negli anni ’40 era limpido e trasparente prima d’intorbidirsi in città.

Finalmente arrivò il mio turno di scendere e notai subito un unico uomo, ma anche un uomo unico, come presto avrei verificato, che mi attendeva.

Alto, ritto nel suo tranquillo cappotto blu, con il viso e le maniere di altri tempi, si avvicinò tendendomi la mano. Era Eugenio Corti e con quella stretta di mano iniziò un incontro per me indimenticabile.

Il cavallo rosso

Le cheval rouge

Il ne s’agit pas là que d’un gros roman mais surtout d’un très grand roman et qui plus est d’un très grand roman catholique. Publié pour la première fois en Italie en 1983, Le cheval rouge vient d’être traduit en français. Ce Cheval rouge c’est celui de l’Apocalypse. “Sortit alors un autre cheval rouge feu; à celui qui le montait fut donné le pouvoir de bannir la paix de la terre pour faire s’entre-tuer les hommes. Et on lui donna une grande épée” (Apoc. VI, 4).