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Un ricordo di Eugenio Corti

Mi trovavo di fronte ad un grande uomo, ormai avanti con gli anni, semplice e schivo, ma di profonda lucidità storica ed intellettuale e di una morale intensa. Parlammo di molte cose e soprattutto della sua esperienza tragica in Russia (lui sottotenente di artiglieria). Nel parlarne, usava quella forma di ritrosia che spesso si ritrova nei reduci, in coloro che il Calvario lo hanno visto e vissuto davvero.

Un affresco sui giorni da non dimenticare

Il cavallo rosso viene soprattutto a salvarci dai fantasmi che ci accerchiano da ogni parte, i fantasmi dell’astrazione che, alterando il disegno della realtà, annebbiano la coscienza sino a dare vita a falsi idoli. Che cosa è il vaneggiare del linguaggio, dell’arte, se non il compiacersi nell’astrazione, e che cosa sono le ideologie che si presentano tra nuvole di nobili promesse, di sentimentalismi addirittura, e che quando si concretano significano sterminio, crudeltà, schiavitù, pazzia?

Eugenio Corti, uno sconosciuto di successo

“Ho conosciuto un uomo di pacata, insopprimibile allegria” scrive la biografa di Eugenio Corti. “Non l’allegria dell’ottimismo vociante e senza ragione, ma il sereno e arguto buonumore dell’uomo che ha il gusto della vita. E non perché essa gli sia stata lieve. Nei suoi giorni più dolorosi Corti ha verificato che l’esistenza è sotto il segno del Creatore. Vale a dire che è per il bene”.

Voli di angeli nel mondo degli uomini

[…] i fari della pubblicità sono rimasti piuttosto spenti di fronte a questa opera, che è certamente una capolavoro destinato a durare, ed al suo solitario Autore. E’ un vero peccato, non per lui, ma per il pubblico – penso soprattutto a quello giovanile -, cui resta precluso un documento di raro talento artistico ed una testimonianza di oltre un trentennio di storia vissuta.