Una lunga intervista video a Eugenio Corti
Una lunga intervista video, pubblicata su Youtube da Paolo Smeraldi e realizzata insieme a Luigi Ceffalo, Luca e Silvano Paganini il 5 agosto 2010 nella casa dello scrittore a Besana Brianza.
Una lunga intervista video, pubblicata su Youtube da Paolo Smeraldi e realizzata insieme a Luigi Ceffalo, Luca e Silvano Paganini il 5 agosto 2010 nella casa dello scrittore a Besana Brianza.
Una vita da testimone, la sua, sia in opere narrative che di memoria e in saggi, sino a questi ultimi giorni che lo vedevano impegnato nella revisione del saggio Il fumo nel tempio, nel quale veniva riordinando taluni fatti emblematici accaduti dal 1970 a oggi.
Affermano Voegelin e Del Noce che “è emerso nelle nostre società moderne un fenomeno nuovo, il divieto di fare domande, come consapevole, deliberata, e sapientemente elaborata ostruzione della ratio; da non confondere con la semplice resistenza all’analisi, fenomeno di tutti i tempi” (1).
Senza dubbio tra le domande che oggi è più severamente vietato fare ci sono quelle relative a certe imprese compiute dai comunisti là dove hanno preso il potere. In particolare non si deve pretendere di sapere cos‘è oggettivamente accaduto in Russia durante la ‘dekulakizzazione’, o eliminazione dei contadini piccoli proprietari, categoria grosso modo corrispondente ai nostri ‘coltivatori diretti’.
Modernissimo. Anche se fino a 93 anni ha scritto e studiato nella stanza dov’era nato, con la scrivania davanti alla finestra per vedere le Prealpi lombarde. Anche se parlava della patria come dell’«eredità lasciata dai padri». Anche se diceva che una farfalla basterebbe a dimostrare l’esistenza di Dio (maiuscolo). Eugenio Corti, uno dei cinque più grandi scrittori italiani del Novecento – gli altri quattro sceglieteli voi, o forse li avete già sul comodino – è modernissimo. Proprio perché parlava, scriveva e viveva così. E a tre anni dalla morte continua a ricevere lettere come se fosse eterno, nella sua casa gialla di Besana Brianza dove nacque il 21 gennaio 1921, curiosamente e per una forma di contrappasso, il giorno della fondazione del Partito comunista italiano.
Lontano da ogni manicheismo, Eugenio Corti mette in scena degli uomini con le loro motivazioni, le loro paure, le loro debolezze, ma anche la loro generosità e la loro grandezza.