Corti nei Paesi Bassi e poi a teatro
L’edizione in lingua olandese del capolavoro di Eugenio Corti Il cavallo rosso (Ares 2011, 27° ed., pp. 1.280, eur 24) giunge sottoforma di un poderoso volume di ben 1.374 pagine; Het rode paard (Uitgeverij Van Wijnen, Franeker 2011) si aggiunge alle numerose traduzioni, penultima quella in giapponese, che testimoniano l’interesse che l’opera di Corti continua a suscitare in ambito internazionale (segnaliamo il sito dedicato a Het rode paard).
Qui da noi la recente messa in scena della tragedia Processo e morte di Stalin (Ares 2010, 10° ed., pp. 128, eur 14) ha certamente contribuito a diffondere la fama dello scrittore brianteo. Dell’esperienza teatrale (teatro Manzoni, Monza, 24-26 giugno) si è già occupato Alessandro Rivali (p. 574); ci limitiamo qui a richiamare l’eco mediatico che l’evento ha generato.
L’anteprima spetta a La Stampa, che il 13 giugno, a firma di Maria Giulia Minetti, riporta le emozioni che hanno animato l’impegno di Franco Branciaroli nella preparazione di un personaggio carismatico e drammaticamente complesso come quello del dittatore sovietico: “Più ci lavoro più l’opera mi sembra straordinaria. Continua a ripresentarmici Shakespeare. Serpeggia l’orrore e serpeggia l’ironia. Sembra Riccardo III”.
Luigi Mascheroni, sul Giornale del 18, ha salutato l’imminente rappresentazione con vivo interesse, contrapponendo l’occasione di approfondimento della realtà del Comunismo stalinista alla mostra celebrativa dei 70 anni del PCI che in quei giorni faceva tappa a Milano.
Tra i pareri ex-post si segnalano quello di Tempi, che il 29 con Emanuele Boffi dedica quattro pagine alla rappresentazione e all’opera, e quello di Saul Stucchi, che lo stesso 24 sera rievoca su alibionline (web) l’esperienza appena vissuta.
E dopo che il sipario è calato per l’ultima volta, restano le parole dello stesso Corti che, con straordinaria limpidezza, ammette: “Non ho avuto una grande fortuna fino a ora? Non mi faccio compassione, so che alla fine il riconoscimento arriverà”.
Gli eventi più recenti gli stanno dando ragione.
(luglio/agosto 2011, Studi Cattolici n. 605/606)