Corti come Guareschi: scrittore dell’anima

Paolo Gulisano

Paolo Gulisano

Nelle opere di critica letteraria, tanto attente alla catalogazione per generi (realismo, futurismo, avanguardie, retroguardie eccetera) manca una voce fondamentale: scrittori del radicamento. Qui troverebbero spazio autori come Giovannino Guareschi, Buzzati, e naturalmente Eugenio Corti. Scrittori che hanno esplorato la realtà a partire dalle sue radici profonde, dall’anima. Così come Guareschi si è alimentato della sua Bassa, della sua terra emiliana piena di umori e di racconti portati dal Grande Fiume, così come le pagine di Buzzati riverberano dei magici riflessi delle Dolomiti, l’opera di Eugenio Corti affonda nella Lombardia profonda, borromaica, radicata nelle sue tradizioni cattoliche.

Il cavallo rosso è senza dubbio il libro che consegna Corti alla storia della letteratura italiana del ‘900: una grande saga familiare, un excursus ponderato nei drammi storici e spirituali, un libro dallo spessore europeo, che richiama alle grandi saghe della narrativa continentale. Verrebbe da dire che si potrebbe anche lasciar parte l’annosa polemica con l’intellighentia culturale italiana che non ha mai preso in considerazione questo gran lombardo, ignorandolo deliberatamente. Verrebbe da dire che non ne vale la pena. Ciò che realmente conta è continuare a leggere, ad amare, a far amare questo straordinario scrittore che è stato capace di cantare la terra, l’uomo, Dio. Tre elementi fondamentali della vera letteratura, della grande letteratura. Il genio di Corti è stato quello di rivolgersi costantemente a queste tre dimensioni, senza trascurarne nessuna.

Lo scrittore del radicamento è andato a cercare le radici del Bene come quelle del Male, realizzando ritratti vivissimi degli scenari della Modernità. Se Montanelli diceva che non si può conoscere l’Italia del ‘900 senza leggere Guareschi, ritengo che si possa affermare che è difficile interpretare il ‘900 italiano senza leggere Corti. A maggior ragione oggi, a terzo millennio ben avviato, occorre comprendere la terribile storia del secolo scorso, per non ripeterne gli errori. In un certo mondo cattolico contemporaneo si usa fino all’abuso il termine di profetico. Ebbene, Eugenio Corti è una delle rare voci autenticamente profetiche anche della cultura cattolica di cui è stato vero ”militante”, nel senso letterale del termine: ”Io mi sento un soldato. Lo so bene che tutti noi siamo soldati, Militia est vita hominum super terra” ebbe a dire in un’intervista di qualche anno fa. La vita dell’uomo sulla terra è battaglia, e Corti ha voluto combatterla con la sua forte testimonianza umana e culturale. Con mezzi a disposizione non sempre adeguati al suo valore. In tal senso occorrerebbe adoperarsi – da parte di tutti coloro che lo amano e lo sostengono – perchè alle sue opere venga finalmente data massima diffusione.

(Paolo Gulisano, Il Cittadino MB, 09/09/2010)