Eugenio Corti, lo scrittore che raccontava la realtà delle cose
«La biografia letteraria di Eugenio Corti propone uno sguardo particolare e singolare sulla realtà. Il punto di partenza e di sviluppo di ogni suo scritto sono sempre le cose. Anche quando si tratta di narrare sentimenti, emozioni e pensieri dei protagonisti l’autore lo fa attraverso uno sguardo privilegiato sulle cose nel tentativo per cogliere tutti gli aspetti della densità del reale».
Con queste parole il cardinale Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano, ha introdotto la sua prolusione in occasione della IV edizione del “Premio internazionale Eugenio Corti”, che si è svolta presso la sede milanese dell’Università Cattolica mercoledì 15 settembre.
Presente in video-collegamento il cardinal Scola ha analizzato l’opera di Corti, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, – dal punto di vista letterario, storico e politico: «Quella del Cavallo Rosso, per citare il suo romanzo più famoso, è una lingua e prima ancora un pensiero di cose, mai scontate, che spalancano al lettore il senso pieno della realtà, come per esempio alle pagine, intrise di lirismo, dedicate alla recita del rosario. Ma cosa può dirci questo affresco imponente del nostro passato rispetto al nostro presente?».
«La fede – ha aggiunto Scola – connota l’impegno a tutto campo di Corti con la realtà, è come la linfa che nutre la sua persona in ogni sua espressione e lo stesso si può dire per gran parte della sua gente. L’impegno dei cattolici specifico e preponderante dei cattolici di quegli anni Corti lo fa suo con convinzione».
L’arcivescovo emerito si è poi soffermato sul ruolo e i compiti degli scrittori: «È significativo che, chiamato alle armi e divenuto sottotenente, Corti abbia fatto di tutto per farsi inviare sul fronte russo per – usando parole sue – “vedere di persona la società degli uomini nuovi, i comunisti. E dopo aver visto ne sono rimasto terrorizzato per tutta la vita”. Non credo che si possa fare oggi lo scrittore – ha spiegato Scola – ovvero rendere conto del mondo nel quale ci si trova a vivere, se non si sperimenta la realtà, se non si tocca, osserva, esperisce dall’interno del proprio cuore le cose, ciò che costituisce il reale».
La giornata, che si era aperta con i saluti istituzionali del professor Giuseppe Langella, direttore del Centro di ricerca di Ateneo “Letteratura e cultura dell’Italia unita”, e dell’Assessore alla Cultura della Regione Lombardia Bruno Galli è stata introdotta dalla testimonianza della vedova dell’autore, Vanda Corti, che ha espresso la sua soddisfazione per la decisione di svolgere la cerimonia dell’edizione 2021 del Premio presso l’Università Cattolica: «Eugenio era legatissimo al ‘suo’ Ateneo anche se, a causa delle sue vicissitudini, non era riuscito a frequentare. Nel suo diario c’è proprio un capitolo dedicato all’Università, intitolato “I tre doni della Cattolica” in cui racconta la sua gratitudine per aver incontrato professori come Francesco Olgiati, Mario Apollonio e… la compagna della sua vita. Sì, ci siamo conosciuti proprio nei corridoi di questa Università. Tutto è cominciato qui».
Hanno preso poi la parola il giornalista Alessandro Zaccuri e Alessandro Rivali delle edizioni Ares, la casa editrice dell’autore. «Nei prossimi lavori di ricerca sarebbe bello – ha detto Zaccuri – ritrovare una consonanza intima tra Il Cavallo Rosso e altri ‘massi erratici’ del Novecento. Penso al Mulino del Po ma anche a La Storia di Elsa Morante, che costituisce, pur con esiti del tutto opposti, un tentativo narrativo simile a quello di Corti».
Un altro tema di discussione è stato quello relativo ai classici: «Sono tali – ha detto Alessandro Rivali – le opere che rappresentano uno spartiacque nella vita delle persone. La lettura de Il Cavallo Rosso, personalmente, è un ricordo indimenticabile e una lettura che mi ha fatto sognare e diventare uomo. Carver diceva che la cosa che più lo interessava era la reazione dell’uomo una volta toccato il fondo. Nei suoi diari di guerra Corti ha saputo raccontare il dolore di chi è trovato di fronte all’abisso».
La cerimonia – che si è conclusa con la presentazione del documentario “Uno scrittore al fronte” di Claudio Costa – è proseguita con la premiazione e gli interventi delle vincitrici dell’edizione 2021 del premio che prevede due sezioni: la prima per la miglior monografia e la seconda per la miglior tesi di laurea e dottorato: ad aggiudicarsi l’importante riconoscimento sono state due studiose che hanno come riferimento accademico l’Ucraina: per la prima sezione è stata premiata
Simona Mercantini mentre Olena Fedchyshyna ha ricevuto il premio per la tesi “Il senso della realtà e il desiderio della vita nel romanzo di Eugenio Corti Il Cavallo Rosso”.
Già fissata la sede per l’edizione 2022: l’appuntamento è a Besana Brianza, paese natale dell’autore.
(Luca Aprea, 15/09/21, Secondo Tempo)