Scritti di Eugenio Corti – Catone in Atene
Catone in Atene. Lo vediamo in piedi davanti a un’assemblea popolare presieduta dai primati della città. Gli stanno accanto un interprete greco e, come segretario, il giovane Aulo Marcello.
Il luogo in cui essi si trovano ( un piazzale per le assemblee cittadine, sulla collina della Pnice) è suggestivo oltre ogni dire. Per giungervi essi hanno risalito vie contorte, tra casette ancora più povere di quelle dei quartieri poveri di Roma, ma a questa altezza hanno di fronte – a pochissima distanza – i Propilei dell’Acropoli e il portentoso Partenone, mentre in basso possono vedere le costruzioni dell’Agorà e altri edifici, tutti di una perfezione tale che gli esseri umani non l’avevano mai avuta sotto gli occhi prima, né forse l’avrebbero più avuta sotto gli occhi in seguito, durante l’intero corso della storia. Una profusione di colonne in marmo bianco, e frontoni, e bellissime sculture, e una folla di statue tra cui molte, una per una, di un valore artistico incomparabile.
CATONE percepisce tutto questo, ma non se ne lascia distrarre, e dà inizio al suo discorso: << Vi prego, cittadini, di comprendere perché vi parlo in latino e non in greco.>>
L’interprete traduce.