Un ricordo di Eugenio Corti
Il 4 febbraio scorso, è mancato, nella sua casa di Besana Brianza, Eugenio Corti. Forse qualcuno non se lo ricorderà, ma Eugenio Corti è stato, pochi anni fa, ospite a Verona del Circolo “Mario Balestrieri”. Lo avevamo invitato per una serata culturale di spessore, dove avrebbe parlato anche della sua esperienza in guerra, in Russia, e dei suoi libri più conosciuti : I più non ritornano e Il cavallo rosso.
Fu un alto momento , quella serata, di ottima cultura con uno scrittore e saggista tra a i più importanti contemporanei, anche se non conosciutissimo al grande pubblico, e grande testimone del ventesimo secolo.
In quella occasione ebbi la fortuna di andare a cena con lui. Mi trovavo di fronte ad un grande uomo, ormai avanti con gli anni, semplice e schivo, ma di profonda lucidità storica ed intellettuale e di una morale intensa. Parlammo di molte cose e soprattutto della sua esperienza tragica in Russia (lui sottotenente di artiglieria). Nel parlarne, usava quella forma di ritrosia che spesso si ritrova nei reduci, in coloro che il Calvario lo hanno visto e vissuto davvero. Parlammo della Resistenza, che lui visse dopo l’8 settembre con l’Esercito del Sud. E parlammo del mondo di oggi, con tutte quelle miriadi di incongruenze che ancora in questo tempo ci attanagliano, ed è stata una serata indimenticabile, dal grande piacere dell’ascoltare.
In lui, nato a Besana nel 1921, figlio di industriali, e laureato in giurisprudenza nel 1947, affiora presto la vena di scrittore con il volume “I più non ritornano” . Libro di intensa esperienza autobiografica sulla ritirata di Russia. Questo volume lo colloca, infatti, tra i grandi scrittori autobiografici del dopoguerra, come Giulio Bedeschi. Mario Rigoni Stern e Beppe Fenoglio. Dopo il primo libro, Corti prepara subito il secondo “I poveri cristi”, sulla guerra di liberazione. Si sposa nel 1951, e il suo matrimonio è celebrato da don Carlo Gnocchi. Nel 1983 vede la luce quell’imponente romanzo storico “Il cavallo rosso” la cui trama si svolge nell’arco del novecento, toccando i punti salienti della vita di quel secolo. Profondamente cattolico, Corti affronta anche le sfide che i tempi nuovi pongono all’uomo con forti interrogativi, anche in tema di religiosità e fede, in maniera decisa e profonda . Si cimenta, oltre che con la narrativa, in opere di saggistica come “il Fumo del tempo” e “ Breve Storia della Democrazia Cristiana con particolare riguardo ai suoi errori” e “ la responsabilità della cultura occidentale nelle grandi stragi del nostro secolo”. Si avventura anche nel il teatro, con il suo rilevante lavoro “Processo e morte di Stalin”.
La sua densa opera letteraria lo ha portato a ricevere molti riconoscimenti; ma il più importante è senza dubbio la proposta, nel 2010, di candidatura al Premio Nobel per la letteratura, accompagnata da ben 9000 firme a sostegno, (sarà invece assegnato allo svedese Tomas Transtromer).
Vogliamo quindi ricordare Eugenio Corti come un grande scrittore estremamente contemporaneo e che meriterebbe di essere ben più conosciuto ed approfondito, particolarmente dalle nuove generazioni. Non solo per il valore letterario delle sue opere, ma per il contenuto morale, di una fede profonda di un uomo che ha vissuto varie e difficili stagioni del suo tempo.
(Carlo Chemello, 06/03/14, AnaVerona)