Scritti di Eugenio Corti – Le farfalle
Brano tratto da Gli ultimi soldati del re – selezionato nel 2008 da Eugenio Corti per i lettori di questo sito.
Osservatorio di Barbara: le farfalle. Ne venivano spesso, aleggiando, a posarsi sui bordi di terra smossa della nostra trincea, forse per suggerne l’umidità. Un pomeriggio ne arrivò una particolarmente bella: era nero-velluto, striata di fuoco, con macchie bianche. La mia attenzione fu attirata dalla leggiadria di quei colori, i quali – mi resi conto – non erano disposti a caso: anzi anche un grande pittore soltanto in un momento di particolare grazia avrebbe saputo comporli con tanta arte.
La considerai attento: quanto a lei, certo, non era cosi per propria scelta, non sapeva neppure di essere una farfalla, non se ne accorgeva. Nemmeno d’esistere si accorgeva: esisteva e basta, e ferma sul bordo di terra della trincea muoveva ritmica le ali, come uno che respiri nel sonno, inconsciamente lieta del miracolo grande dell’estate di cui faceva parte. Quando però di lì a poco ne comparve un’altra della stessa specie, la farfalla si alzò in volo e prese a volteggiarle intorno, mostrando si sarebbe detto con intenzione all’altra i propri colori, ostentandoli, nascondendoli, ostentandoli di nuovo con somma grazia, come una provetta attrice.
Insetto, concretamento di qualcosa che la trascendeva infinitamente, anche lei come noi. Specchio – minimo come il luccichio d’un granello di sabbia al sole – della gioia e del colore che stanno nella mente di Dio. Una farfalla, mi resi improvvisamente conto, basterebbe da sola a dimostrare l’esistenza di Dio.
Godevo di quell’inattesa festa di colori. La gioia incomparabile che dev’esserci in Dio… Ecco, afferrai, ecco perché siamo stati creati noi uomini e gli angeli, chissà quanti miliardi d’esseri intelligenti e dotati di sensibilità: perché tutti si possa partecipare a una così incommensurabile gioia!
Prima però, riflettei, c’è la prova (che ci dà merito: per il quale non siamo solo passivi), e per noi terrestri c’è anche la morte. Già… Presto le due farfalle sarebbero morte, Con un’ombra di turbamento immaginai le spoglie di tutte le farfalle morte. povere cose gualcite e rotte che le formiche, moriture anch’esse, sul finir dell’estate frettolosamente trascinano via. Che bene, per noi, che le farfalle esistano. E com’è giusto che loro non si accorgano d’esistere (non si accorgano dunque neanche di morire…)