Corti russo… in incognito
I più non ritornano (Mursia e Bur), il commovente diario di guerra che ha lanciato Eugenio Corti, il celebrato autore del Cavallo rosso (e, sempre per Ares, dell’Isola del Paradiso, di Processo e morte di Stalin, de La Terra dell Indio e, ora, di Catone l’antico) è da un paio d’anni un’opera ancor più legata alla Russia, dove si ambienta la vicenda narrata, che vede protagonisti i nostri soldati durante la terribile ritirata nella Seconda guerra mondiale. Da un paio d’anni, infatti, è stato tradotto e pubblicato in volume (settemila copie), e subito dopo interamente trasferito in internet, ovviamente in lingua russa. Possiamo dare solo adesso la notizia, perché è solo adesso che siamo venuti a conoscenza di questa iniziativa editoriale, che in verità non ha rispettato rutti i crismi del bon ton.
In effetti, l’edizione è stata realizzata clandestinamente, senza previo contatto con l’autore, detentore dei diritti. È successo che Eugenio Corti, una mattina di maggio 2005, ha ricevuto una mail, firmata Serghey Kornilov, professore di Storia alla scuola Dante Alighieri di San Pietroburgo, il quale si complimentava così, in un italiano essenziale: «Ho letto I più non ritornano (traduzione in russo). Molto interessante, grazie mille».
Sorpreso e lusingato, Corti ha allora attivato la sua Intelligence e, tramite una professoressa di Lingua russa dell’Università Cattolica di Milano – Candida Ghidini -, grazie a Internet e a una rete di detective tale da fare impallidire il vecchio Kgb, ha scoperto presto l’inghippo (un bel manuale di 200 pagine in cirillico, 7.000 copie di prima tiratura, di cui mostriamo la copertina in anteprima per l’Italia) e il nome dello «sfrontato» editore. Ma tutto si è risolto in un bel brindisi, con l’autore felice di aver aggiunto una lingua prestigiosa alle tante (fra cui persino lituano, giapponese, americano) in cui i suoi capolavori sono stati già tradotti.
(Riccarco Caniato, Studi Cattolici, luglio/agosto 2005)