Categoria: Il ricordo diventa poesia
La recente pubblicazione di “Il ricordo diventa poesia” (edito dai tipi di Ares, pp.176) è l’occasione per riscoprire lo scrittore brianzolo Eugenio Corti, scomparso solamente tre anni fa e che, in questa antologia dei suoi diari, si racconta a tutto tondo, a partire ovviamente dalla letteratura e alla dura esperienza sul fronte russo in guerra, fino ad arrivare al suo rapporto con la fede e con quella Provvidenza che, parole sue, sembra aver tracciato il destino di una intera esistenza e al suo amore per Omero: in questo primo volume, al quale farà seguito un altro in cui vengono svelate le sue lettere alla moglie Vanda Corti (che ne è stata anche la curatrice), l’autore del celebre “Il Cavallo Rosso” (che fu proposto anche tra i candidati al Premio Nobel per la Letteratura nel 2010) emerge tutto quello che lo stesso Corti definiva “il disordine del mio temperamento artistico” e che sembra indissolubilmente legato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale e di quella quasi mitologica ritirata dalla Russia dell’esercito italiano a cui lo scrittore si dedicò raccontandola in forma diaristica.
La coerenza profonda del Corti artista è stata prima di tutto, va detto, l’intima coerenza del Corti uomo, con la sua ambizione di essere uno scrittore, e uno scrittore “totale”, di quelli che sanno ricreare tutto un mondo nelle loro opere, sia che si tratti del microcosmo di Besana, che delle reducciones del Paraguay de La terra dell’Indio, che del mondo essenziale di Catone l’Antico.
Quanto scritto nei Diari conferma come Eugenio Corti sia stato un grande interprete del XX secolo, in particolare della tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre è stato anche un grande interprete delle vicende italiane del Novecento, che sono poi descritte nelle sue opere. Questi Diari rafforzano l’idea di uno scrittore testimone e protagonista di un momento importante della storia, pieno di cambiamenti epocali. La lezione che lascia a noi e alle generazioni future è quella della responsabilità e dell’impegno: occorre essere protagonisti e prendersi cura e carico delle cose. La vita quotidiana di ciascuno non riguarda solo le proprie vicende personali, ma possiede anche una dimensione comunitaria e collettiva. La responsabilità deve essere esercitata anche nella polis, nella città, nell’impegno per migliorare la società e il corso della storia. Eugenio Corti è cosciente del fatto che non ci si possa disinteressare della storia e di quello che accade nel mondo intorno a noi nel momento in cui viviamo. In quest’ottica si comprende come la sua ferma decisione di andare a combattere sul fronte russo, come poi accadrà nel 1942, non sia frutto di volontarismo o dell’adesione ad una ideologia militarista, ma al contrario obbedisca al suo profondo desiderio di essere in sintonia con i grandi avvenimenti della storia di quel momento e di voler svolgere fino in fondo la sua parte.
“Devo dire che è proprio così: nei diari si percepisce la maturazione di Corti come scrittore. Prima abbozza racconti piuttosto superficiali, poi, negli anni, giunge a una profondità di scrittura molto più matura, più bella. Il diario è fitto di considerazioni sulla vita molto intense. Eugenio era così, era uno che voleva viere la vita a modo suo, secondo il suo modo di vedere.
In “Il ricordo diventa poesia. Dai Diari, 1940-1948“ (a cura di Vanda Corti & Giovanni Santambrogio, edizioni Ares), Corti (che ha legato il proprio nome al romanzo Il Cavallo rosso) descrive gli orrori della Seconda guerra mondiale e, in particolare, racconta gli avvenimenti vissuti in prima persona da giovane ufficiale impegnato sul fronte russo. L’esperienza di quei tragici anni diventa una profonda condanna e un netto rifiuto del totalitarismo.