Categoria: Il cavallo rosso
La Brianza di Eugenio Corti non è – mai, nemmeno all’aprirsi della narrazione – il mondo bello idealisticamente vagheggiato. Né appare la scena teatrale di un idillio infranto dalla perversione del mondo esterno. Piuttosto è lo spazio della memoria, il luogo in cui la presenza del peccato originale non elimina il costante e prevalente riferimento a Dio dei singoli e della collettività.
La Lombardia, da Lecco a Milano, è per la maggior parte dei lettori il paese di Manzoni. Comunque, anche se Renzo e Lucia non avessero mai vagato per la Brianza, non avrebbe importanza, perché la Brianza adesso possiede il suo scrittore, Eugenio Corti, il cui romanzo Il cavallo rosso, ha elevato questa zona al livello delle altre regioni immortalate dai grandi scrittori.
Il prosatore, drammaturgo e pubblicista italiano Eugenio Corti, la prima parte (“Sul fronte orientale”) della cui trilogia “Il cavallo rosso” è stata pubblicata recentemente dalla casa editrice “Mintis”, ha fatto visita al traduttore del suo libro Algimantas Vaisnoras. Con l’aiuto del traduttore, lo scrittore e la moglie signora Vanda hanno gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande.
Studiando i sacri testi del marxismo egli aveva ormai afferrato con chiarezza alcune realtà fondamentali: e in primo luogo che le idee più importanti in essi contenute procedevano dalle medesime fonti anticristiane da cui procedevano anche i comportamenti nazisti.
La cena era al caffè ( caffè vero, importato dal Brasile come una volta) e i discorsi al tavolo s’erano frazionati, quando giunse dalla strada un confuso vocio. I nervi di tutti erano tesi: sebbene non mancasse una componente gioconda in quel rumore. Ambrogio, alzatosi, anziché aprire una delle finestre che dalla sala davano sulla strada, si trasferì nel locale attiguo: qui aprì l’unica finestra e s’affacciò. Era in arrivo una delle squadre di ragazzi addetti all’affissione dei manifesti; il giovane rientrò in sala e chiamò Michele: << Vieni a vedere. >> Tornarono ad affacciarsi insieme.