Categoria: Il cavallo rosso

Il cavallo rosso

Quando la vita costringe ad imparare le poche certezze che contano

La visione del mondo non assume mai l’andatura di una lezione o quasi. Emerge dai fatti “quasi senza volerlo”. Pagine dolenti. Pagine gaie. Pagine aggrovigliate e invocanti ed esprimenti un’ammirazione arresa e attonita. Mai senza fatica. “Concatenamenti” chiama la riflessioni di Corti, un suo amico. Ma nello scorrere fluviale e gorgogliante del racconto non v’è traccia di sistematicità artificiosa: il Romanziere si dice come è e come si sente nell’intimo. Un vigore e una freschezza rari nella letteratura contemporanea. E il susseguirsi degli avvenimenti e degli stati d’animo prende fino alla commozione. Con scrittura che sa essere, a volta a volta, cruda, solenne, flebile, gioiosa, ribelle. Mai astiosa. Mai sarcastica.

Il cavallo rosso

Il cavallo rosso di Eugenio Corti

Il cavallo rosso è certamente anche il romanzo del trionfo cristiano del bene sul male, ma non qui in terra come ne I promessi sposi, bensì nella luce eterna di Dio, che non conosce tramonto.. Tale sembra lo schema di questo romanzo che può dirsi anche la lettura cristiana in filigrana della storia della Chiesa italiana del post-concilio in un settore paradigmatico e privilegiato com’è la Brianza, la Vandea d’Italia. Romanzo unico nel suo genere.

Il cavallo rosso

Quel cavallo rosso dell’Apocalisse

Da poco meno di due anni, anche se per ora non lo sa, o fa finta di non saperlo, la cultura italiana può vantare un nuovo grande romanzo. Uno di quei romanzi che narrano la storia, ma che sarebbero degni anche di farla, la storia letteraria e non soltanto quella, se non altro perché la rappresentazione e l’interpretazione del passato da essi proposte dovrebbe, o potrebbe, aiutare l’uomo ad affrontare le difficoltà del presente e a costruire un futuro meno peggiore di quello che i segni dei tempi lasciano intravedere. Uno di quei grandi libri che sfuggono a ogni sorta di definizione, non perché il loro argomento sia indefinito, o perché indefinibili siano le idee che danno corpo alla loro prosa, ma in quanto, per ricchezza e varietà di contenuti, mal si prestano a essere classificati, e magari archiviati, entro gli astratti e per forza di cose aridi schemi cari a tanta critica moderna.

Un affresco sui giorni da non dimenticare

Il cavallo rosso viene soprattutto a salvarci dai fantasmi che ci accerchiano da ogni parte, i fantasmi dell’astrazione che, alterando il disegno della realtà, annebbiano la coscienza sino a dare vita a falsi idoli. Che cosa è il vaneggiare del linguaggio, dell’arte, se non il compiacersi nell’astrazione, e che cosa sono le ideologie che si presentano tra nuvole di nobili promesse, di sentimentalismi addirittura, e che quando si concretano significano sterminio, crudeltà, schiavitù, pazzia?

Così Eugenio Corti galoppa ancora sul “Cavallo rosso”

E se alcuni, in Italia, ancora fanno gli schifiltosi al cospetto del romanziere cattolico, beh, cosa importa, «se non dovesse essere accettato nel canone italiano, Il cavallo rosso e altri libri gli garantiranno un posto nel canone europeo» (François Livi). Tutto il resto è noia, un panorama sulle rovine della critica italica.