Categoria: Articoli su Eugenio Corti
«Tu puoi dire che quello è un tram perché ci sei salita sopra tante volte, lo vedi passare, lo conosci, ne hai fatto esperienza. A me succede la stessa cosa con gli angeli; ne parlo perché so che ci sono, ne ho fatto esperienza». Paola Scaglione, biografa e studiosa dell’opera di Eugenio Corti, sta raccontando uno dei tanti dialoghi che ha avuto con l’autore di Cavallo rosso, I più non ritornano, Processo e morte di Stalin opere “carbonare”, che affiorano e scompaiono secondo percorsi carsici difficili da prevedere, diffuse tramite passaparola, da un amico all’altro. Opere tanto note all’estero quanto (spesso) ignorate dalla Repubblica delle lettere italiana.
Tuttavia, in lui il protagonismo della fede è stato sempre accompagnato da una seconda parola: compassione. La fede o è capacità di compassione o rischia di essere ridotta a ideologia, senza più riuscire a incidere sul mondo. Invece, nella fede di Corti sono entrati i suoi soldati, con il loro volto, con il loro bagaglio di dolore, con la speranza che la cattiveria dell’ideologia dominante cercava di spegnere. Sebbene essi fossero costretti a morire per una causa ingiusta, umanamente incomprensibile, Corti ha vissuto e ha raccontato tali tremende vicende, nell’immensa tragedia che le ha caratterizzate, con la dignità dell’uomo di fede che vive in modo vero anche le esperienze ingiuste, trasformandole in rendimento di grazia.
Per Corti, il modello rimane il Tolstoj di ‘Guerra e pace’, che a mio avviso è stato lo scrittore al quale più ha voluto assomigliare. Quello dal quale ha provato maggiormente a distinguersi, invece, è stato il Manzoni dei ‘Promessi Sposi’, il cui cattolicesimo gli appariva eccessivamente problematico, se non addirittura incline al compromesso.
Riscoperta delle proprie radici, apertura al mondo. Oscillano tra microcosmo e macrocosmo le celebrazioni del centenario di Eugenio Corti, nato nella casa paterna di Besana in Brianza (Monza) al mattino del 21 gennaio 1921 (e dove è morto la sera del 4 febbraio 2014). Se infatti la sua città natale si appresta a valorizzarne l’opera – grazie alla collaborazione della moglie Vanda – con la creazione di un centro studi a lui dedicato, le Edizioni Ares, che hanno in catalogo l’intera produzione letteraria di Corti, hanno progettato iniziative non solo editoriali per l’intero anno del centenario per favorire la conoscenza di uno dei maggiori scrittori cattolici del Novecento italiano.
Basterà il centenario per riaprire il “caso Corrti”? C’è da augurarselo, perché la vicenda dello scrittore di Besana Brianza ancora non è stata affrontata in tutta la sua complessità e rappresentatività. Per pregiudizio ideologico quando l’autore era in vita (emblematica, in questo senso, la perfetta coincidenza tra la nascita dell’anticomunista Corti e l’atto di fondazione del PCI), per disattenzione inerziale negli ultimi anni, vale a dire dal momento della sua morte, il 4 febbraio 2014, a oggi.