Categoria: Articoli su Eugenio Corti
Eugenio Corti è stato il genio di un popolo. Un genio anche nel senso delle favole dei bambini, per cui sfregando la lampada esce qualcuno che realizza i tuoi desideri. Per me, per tanti, è stato così. Credo che lo sarà per tante generazioni future, per i prossimi secoli, se resisterà almeno lʼombra di un uomo della Brianza.
“Quando passeggiava fra boschi e torrenti lombardi non si fermava mai, neanche sotto il diluvio. Diceva: siamo al caldo nei piumini e non ci sparano addosso. Avanti”.
Per Eugenio Corti ogni montagna era in discesa; era tornato dalla Russia a piedi, aveva combattuto con i suoi compagni in quell’inverno del 1942 per aprirsi un varco verso casa, verso la Brianza immortale del Cavallo Rosso.
In queste righe c’è tutto Eugenio Corti, il suo metodo di lavoro. Scriveva sempre e solo di eventi reali, scrupolosamente documentati, trasfigurandoli in realismo letterario. E sempre con la capacità di cogliere la trascendenza nella quotidianità, di leggere nel corteggiamento di due meravigliose farfalle la presenza di Dio, l’amore di Dio.
“Ma io vi dico: se uno guarda con desiderio una donna ha già commesso peccato con lei”.
“Io vi dico”, altro che il chiacchiericcio dei teologi del momento, i quali “purché ci sia l’amore” giustificavano qualsiasi cosa». Una verità elementare, di cui Ambrogio Riva riscopre l’innegabile umanità in un momento di tentazione, mentre tutto – in lui e intorno a lui (persino nella Chiesa) – sembra dire il contrario.
Corti non ha mai avuto figli biologici e immagino che lui e sua moglie ne abbiano anche sofferto. Beh, non ha avuto due, tre, cinque o dodici figli, ma ne ha avuti migliaia e ne avrà altri perché un padre continua a generare attraverso le sue opere. E io sono davvero grato di essere stato così anche figlio suo.