Il romanzo epico di Eugenio Corti ha una quinta riccionese
Ma perché il romanzo di Corti continua a dare fastidio? Perché è un romanzo ‘di idee’, perché è un romanzo politicamente scorretto.
Ma perché il romanzo di Corti continua a dare fastidio? Perché è un romanzo ‘di idee’, perché è un romanzo politicamente scorretto.
Eugenio Corti, cos’è che vi ha determinato a scrivere questa vera e propria “Somme” romanzesca che è Il cavallo rosso?
“Intendevo effettivamente scrivere la “Summa” (in senso tomistico: il compendio) della mia vita, e insieme – quel che è più importante – delle vicende del nostro secolo. Che io vedo come il periodo conclusivo di un drammatico processo storico iniziatosi quattro secoli fa. La materia a disposizione era enorme, e straordinariamente carica di significato, inoltre ad alcune grandi vicende io avevo preso parte personalmente. È questo che mi ha attirato, e infine convinto ad affrontare l’impresa”.
La Brianza possiede un grande scrittore. Un narratore capace di raccontare le tradizioni e i valori della sua terra e di renderli universali. Un intellettuale coraggioso, che non teme di parlare di solidarietà e di impegno verso la comunità, anche a costo di risultare inattuale. Un uomo concreto, che nel momento in cui immagina una società più giusta, più armoniosa, s’impegna per realizzarla. Questo scrittore è Eugenio Corti.
Il Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, col sostegno dell’Associazione Eugenio Corti, indice un Premio internazionale per onorare la memoria di Eugenio Corti e promuovere lo studio della sua opera.
Quando, nell’agosto del 1983, scrissi per la prima volta del Cavallo rosso, conclusi con una sorta di sfida: «Mi guardo intorno, mi sforzo di ricordare: non vedo nessun altro autore italiano, in questo secolo, in grado di scrivere un romanzo di questa intensità, capace di compiere simili prodigi».
Più di trent’anni dopo (e leggo molto, purtroppo) non mi sono ricreduto.