Eugenio e Vanda Corti

Tenuto per mano da Domineddio

Negli ultimi anni, con il volto scavato dalla vecchiaia in cui brillava la vivacità degli occhi azzurri, godeva dell’amicizia di tanta gente. Nella casa di Besana Brianza dov’era nato e a cui era legatissimo, riceveva gruppi di studenti e amici, passava serate a discutere del passato e del presente, insegnava e imparava, desideroso di giudicare i fatti e contento di potersi confrontare con i più giovani. Fino a scoprire che, a volte, il più giovane era proprio lui, quel signore con il pizzetto e il bastone che camminava adagio per essere sceso nel mistero del male tenuto per mano da Domineddio.

Il cavallo rosso

Il cavallo rosso

E’ la misericordia la vera protagonista di questo appassionato romanzo: è la misericordia di una terra di “parlotti” che accompagna con passione la storia dei propri figli, è la misericordia di famiglie che combattono per essere sempre più, in un mondo diviso, un fulcro di unità, di speranza e di affezione, è la misericordia di una chiesa, anche’essa scossa dalla contraddizione, ma sempre immersa nel dramma umano come segno di una strada insostituibile, e soprattutto è la misericordia di uno scrittore che dalla sua carne ha tratto la costola per realizzare questa sua stupenda creatura e l’ha amata in ogni sua piega.

Eugenio Corti

Le lettere dal fronte: “ciò che viene da Dio dà sempre gioia”

Prima che i russi sfondassero, Corti aveva corso pochi rischi. Aveva tempo per leggere, ascoltare la musica dal grammofono insieme agli altri ufficiali. Soprattutto, poteva immergersi nella natura tanto amata. Ecco gli appunti di una cavalcata: “Sono passato al galoppo lungo larghissimi costoni di collina, sono calato in ripide gole boscose, risalito dall’altra parte e piombato in un’immensa pianura che ho tagliato diagonalmente di gran carriera. E’ la vecchia terra dei cosacchi ch’io ho attraversato, in una sua minima parte su un cavallo cosacco, un po’ da cosacco”.  Tutto questo accadeva prima del 19 dicembre. Quel giorno i russi attaccarono. Da lì in poi sarebbe stato solo l’inferno.

Eugenio Corti

L’amico che scriveva lettere bellissime

Nell’archivio di Casa Corti a Besana in Brianza sono conservati numerosi faldoni che raccolgono la fitta corrispondenza tra Eugenio e i suoi tanti lettori. In chiusura del quaderno cortiano, presentiamo il ricordo della prof.ssa Maria Gaspari, che dopo aver scoperto l’epopea del Cavallo rosso, iniziò un intenso carteggio con Corti, da cui scaturì, tra l’altro, il progetto di una riduzione scolastica della Storia di Manno. E’ una delle tante testimonianze giunte in redazione dopo la notizia della morte di Eugenio, lo scorso 4 febbraio.

Eugenio Corti

Quei bambini spagnoli nel gulag sovietico. Rileggendo Eugenio Corti

Tra le pagine meno conosciute della storia del ventesimo secolo, quella della tratta dei bambini spagnoli in Urss, dopo la guerra civile spagnola è forse una delle più significative.
Con la vittoria dei franchisti, molti comunisti ripararono nel 1938 in Urss, convinti di andare a vivere in un nuovo paradiso terrestre. Portarono con loro circa 300 bambini spagnoli, in parte figli di prigionieri franchisti giustiziati, in parte figli di fanatici marxisti che affidarono volentieri la loro prole alle magnifiche sorti e progressive del nuovo regno del proletariato.