Brusadelli, direttore caduto in trincea
A un mese dalla morte di don Giuseppe Brusadelli, con l’amicizia personale che ci legava a lui, e dopo le innumerevoli attestazioni di stima e di affetto giunte da ogni parte al giornale, riesce...
A un mese dalla morte di don Giuseppe Brusadelli, con l’amicizia personale che ci legava a lui, e dopo le innumerevoli attestazioni di stima e di affetto giunte da ogni parte al giornale, riesce...
E ad impressionare è come la determinazione del Corti ventenne a scrivere si sia poi incarnata nell’uomo per tutta la sua vita. In un’intervista del 2009 ci diceva nella sua casa di Besana, acciaccato nel fisico ma ancora lucidissimo: «Mi trovavo nella valle della morte di Arbusov in mezzo ai cadaveri. E ho fatto un voto. Se mi fossi salvato avrei dedicato il resto della vita a mettere in pratica un versetto del Padre nostro: Venga il tuo regno. Insomma il voto di adoperarmi in difesa della bellezza e della verità. E quindi la verità per come ho potuto vederla ho cercato di scriverla». Voto adempiuto, a giudicare dai diari, anche prima di formularlo.
Dovetti adunarli di nuovo, parlare loro di nuovo: «Tante cose abbiamo superato insieme, non dovremo superare anche questa?». Nei nostri soldati il sentimento può moltissimo. E i vecchi, lamentandosi ad alta voce, tornavano a lavorare. Essi mi volevano bene. A volte, qualche vecchio soldato, vedendomi correre infaticabilmente da un luogo all’altro, si fermava appoggiato al piccone e rispettosamente mi diceva con semplici parole la sua ammirazione: «Se non fosse per voi, signor Tenente…». E i nuovi cominciarono a fare come i vecchi.
La guerra e l’immediato dopoguerra negli appunti inediti dello scrittore cattolico che combatte sul fronte del Don. Vocazione letteraria e fiducia nella Provvidenza divina da cui sarebbe scaturito l’affresco narrativo del Cavallo rosso. «Ricordi...
«Tu puoi dire che quello è un tram perché ci sei salita sopra tante volte, lo vedi passare, lo conosci, ne hai fatto esperienza. A me succede la stessa cosa con gli angeli; ne parlo perché so che ci sono, ne ho fatto esperienza». Paola Scaglione, biografa e studiosa dell’opera di Eugenio Corti, sta raccontando uno dei tanti dialoghi che ha avuto con l’autore di Cavallo rosso, I più non ritornano, Processo e morte di Stalin opere “carbonare”, che affiorano e scompaiono secondo percorsi carsici difficili da prevedere, diffuse tramite passaparola, da un amico all’altro. Opere tanto note all’estero quanto (spesso) ignorate dalla Repubblica delle lettere italiana.