Più di un fumetto
In una splendida isola fuori dal mondo, nel Pacifico sud-occidentale. Un pugno di marinai britannici disposti a tutto pur di vivere senza regole e imposizioni. Il mito della libertà di un’esistenza totalmente felice, condotta allo stato di natura. E poi l’amore delle donne più belle di Tahiti… Ecco, agli ammutinati del Bounty – siamo alla fine del XVIII secolo – pareva di avere tutte le carte in regola per trascinare il paradiso sulla terra. Invece, come riferisce Eugenio Corti nel racconto per immagini L’isola del paradiso (Ares, 2000), quell’avventura così ricca di fascino diviene un inferno da cui è impossibile fuggire. La scrittura concreta e realista di Corti ha percorso la vicenda fino al fondo terribile in cui quell’illusione si è trascinata. Dopo un’iniziale apparente realizzazione, infatti, l’utopia che aveva avvinto quanti si credevano padroni indiscussi della propria vita si trasforma in un incubo: un’inarrestabile catena di orgoglio, odio, invidia, avidità porta a un eccidio di proporzioni impensate quanti pure avevano scelto, sull’onda di un sogno all’apparenza nobile e grande, di costruire insieme un mondo nuovo.
I sopravvissuti al massacro scoprono a proprie spese che non si può sfuggire a se stessi, perché se ogni persona è animata dal desiderio della libertà e della felicità, allo stesso modo conosce la tentazione: come ricorda la sapienza del Vangelo, il male è nel cuore dell’uomo e non serve attraversare i mari per liberarsene. È un segreto così semplice che spesso si fatica a ricordarlo: presi dalla battaglia quotidiana contro le apparenze del male si finisce per dimenticarne l’origine. L’universalità dell’arte di Corti giunge, attraverso un episodio storico lontano nel tempo e nello spazio, a ciascuno di noi. Pare di averli sotto gli occhi, quei marinai, smarriti e increduli di fronte al crollo del sogno di tutta una vita. E nelle loro avventure e disfatte ritroviamo noi stessi.
L’isola del paradiso, nella ricca produzione dell’autore del Cavallo rosso, è il testo che maggiormente porta nella sua genesi il progetto di un racconto tutto da vedere. Proprio per questo, con felice intuizione, i responsabili delle edizioni ReNoir ne hanno recentemente proposto una riduzione a fumetti. La suggestione immediata dell’immagine, la cura dei particolari di ogni scena, l’accorta scelta cromatica conducono con garbo ed energia il lettore nel mondo narrato.
Fedelissima all’originale e di grande forza comunicativa, l’opera (sceneggiata da Piero Fissore, disegnata da Elena Pianta e colorata da Pamela Brughera) è rivolta al pubblico dei più giovani, che potranno così avvicinarsi a uno scrittore di indiscusso talento e, insieme, a un uomo di preziosa saggezza. Corti ricorda spesso come la vita sia una battaglia contro il male che cerca di farsi spazio nel nostro cuore e nel mondo. Ma accanto agli uomini opera, invisibile eppure efficace, san Michele, il capo degli angeli fedeli a Dio nella grande lotta contro il demonio.
Nell’Isola del paradiso grazie a questa presenza e alla lettura della Bibbia, l’unico libro scampato alla distruzione del Bounty, la comunità degli utopisti devastata dall’odio ritrova la possibilità di un’esistenza serena. «Quando in un posto – dico in qualsìasi posto, grande o anche molto piccolo – la forza del male sembra diventata invincibile, san Michele arriva, compare. Perché? Cosa ti posso dire? Perché quello è… il suo posto, ecco». Nel racconto è il marinaio Adam Smith, che una visione dell’arcangelo ha severamente richiamato al rispetto della legge divina, a rivelare al ben più colto ufficiale Edward Young come l’angelo guerriero che sta a fianco di Dio non possa mancare dove la potenza del male sembra aver passato ogni limite. È così: tra i mari all’altro capo del mondo e sulle strade del nostro mondo.
(Paola Scaglione, novembre 2007, Il Timone)